Festa della Madonna della Salute, la peste, il voto, il pellegrinaggio

La festa più cara ai Veneziani è la Madonna della Salute e, oggi, tutti sono accorsi in pellegrinaggio in Basilica per rievocare la peste, rinnovare il voto e portare una candela. E’ iniziato di buon mattino, ore 5,45, l’incessante via vai di pellegrini che superato il ponte votivo ha raggiunto la splendida Basilica della Salute per pregare davanti all’altare maggiore della Mesopanditissa (significa mediatrice di pace) ricoperte di rose rosa. Cuore delle celebrazioni la messa solenne presieduta dal Patriarca Francesco Moraglia alle ore 10 e concelebrata con il vicario generale monsignor Angelo Pagan, l’arcieparca di Costantinopoli arcivescovo Boghos Levon Zekiyan e numerosi sacerdoti della diocesi.

Hanno partecipato autorità civili e militari. Alcuni nomi: l’assessore comunale Simone Venturini, il prefetto Darco Pellos, il questore Gaetano Bonaccorso, il presidente dell’Autorità portuale Fulvio Lino Di Blasio. Presenti anche il capitolo della Cattedrale di San Marco, le IX congregazioni del clero veneziano, i religiosi e i rappresentanti delle Scuole grandi e degli Ordini cavallereschi.

Nell’omelia il Patriarca Francesco ha posto riflessioni teologiche su “Maria, la Madonna, la donna” ricordando Gerusalemme e la Terra Santa: “Cosa esiste in questo periodo di guerra?”. La peste e il voto dei Veneziani portò alla costruzione della chiesa intitolata alla Madonna della Salute: “La nostra bella casa di famiglia perché appartiene al popolo veneziano e perché dove c’è la madre, lì c’è la famiglia”. Da allora, ogni anno, migliaia di fedeli rinnovano il voto con un pellegrinaggio in segno di ringraziamento e devozione.

Il Patriarca, citando Papa Francesco, ha indicato inoltre alcune vie da intraprendere: “Dobbiamo declinare di più al femminile che al maschile. Dobbiamo abituarci tutti ai diritti e ai doveri. Dobbiamo essere persone che camminano con i piedi per terra”. Ancora. “L’uomo oggi è alla ricerca spasmodica di un senso. Spesso non vi riesce e si rassegna, cadendo in un vuoto esistenziale. La fede – con la ragione – dà voce alla verità dell’uomo, ama le relazioni umane, la giustizia, la misericordia”. Tra i luoghi di fragilità, disagio e sofferenza, il Patriarca, ha ricordato gli ospedali e le carceri: “E’ un problema che ci riguarda. In questo cammino non siamo soli, ma ciascuno deve fare la sua parte. Chi nella vita fa qualcosa cade. Chi crede sa, allora, che anche qualora dovesse cadere può contare sulla misericordia di Dio che ci tende la mano e ci rialza. E proprio il rialzarsi, per il cristiano, è segno del vero progresso e della crescita della vita cristiana”.

Alle soglie dell’anno giubilare il Patriarca Francesco ha rivolto un invito: “Mi piace ricordare come Veneziani che dopo San Marco, il primo evangelista, abbiamo il tempio della Salute e del Redentore. Ogni tanto nei momenti dello sconforto pellegriniamo in questi luoghi”.

A conclusione la benedizione ai pellegrini mentre in campo e dintorni altri fedeli si avvicinavano a bancherelle di candele, palloncini e dolci.