A Venezia Willem Dafoe trova il vero teatro dietro le sbarre

“Quando la terra inizierà a bruciare… si riuniranno tutti nel Sahara… e un bambino avrà un aquilone. Sarà un viaggio lungo, sarà un lungo viaggio”.

Momenti di intensa emozione, oggi, nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia quando un detenuto ha recitato un brano teatrale di Theodoros Angelopoulos (con regia diretta dalla compagnia di Michalis Traitsis).

Willem Dafoe, attore e presidente della Biennale Teatro, profondamente colpito ha dichiarato: “Quello che ho visto è vero teatro, quello che a volte si trova fuori dal sistema commerciale o istituzionale. Sono commosso”. L’attore statunitense ha aggiunto di vedere “la possibilità di lavorare qui in futuro” e ha confidato: “Mi piacerebbe”. Le sue parole sono state accolte da uno scroscio di applausi, detenuti, personale penitenziario, volontari.

Il presidente della Biennale Pierangelo Buttafuoco si è soffermato sulla possibilità di uno spazio permanente dedicato alla sperimentazione teatrale e a eventi con artisti e ha aggiunto: “La funzione del dolore riguarda ognuno di noi e nessuno è il reato per cui è stato condannato”.

Il magistrato di sorveglianza Federico Tedeschi ha detto: “Sono abituato a parlare di una rieducazione, da oggi parlo di effetto educativo che percepisco attraverso l’arte”.

Il direttore del Carcere Enrico Farina – definito “missionario in una terra di frontiera e non” – ha riflettuto sul senso profondo dell’esperienza vissuta: “L’area del polo culturale già individuata potrebbe essere pronta a fine anno. In questo luogo la bellezza dialoga con la sofferenza, è un’osmosi tra il bello che è fuori e la sofferenza che è dentro. L’arte e la cultura sono veicoli di inclusione e rinascita”.

Poi momenti di sorpresa. Dafoe ha ricevuto in dono un’opera realizzata dal figlio di un agente raffigurante il personaggio del Goblin – simbolo del male nei film di Spider-Man, interpretato proprio da lui – con indosso una maglia della “Polizia Penitenziaria” e, alla base, la scritta “Everyone can change” (Ognuno può cambiare). Un gesto simbolico carico di significato, accolto con emozione e con un sorriso dall’attore.

A questo si è aggiunto un secondo dono: un dipinto con il volto dell’attore, ritratto senza baffi, realizzato da un detenuto che ha detto: “Rimedierò”. Un omaggio personale e artistico che ha ulteriormente emozionato l’attore.