Il viaggio inizia dalla Giudecca. Il giornalista Toni Grossi nel suo libro “Pietre e fede, Viaggio tra i monasteri e i conventi del Veneto”, Cierre edizioni, la definisce “fetta di terra messa insieme con ponti che coniugano otto isolette, tra la città e la laguna grande”.
L’autore introduce l’argomento dei religiosi e dei chiostri sottolineando: “Subito mi sono reso conto che si trattava di un terreno insidioso, perché il rischio della superficialità era in agguato. Non è stata un’operazione semplice”. Nelle oltre 500 pagine, comprensive anche di un glossario minimo, una bibliografia e un indice dei luoghi, il lettore scopre un territorio veneto popolato per lo più da benedettini, francescani e comunità di consacrate.
Ogni abbazia, convento, chiostro, monastero – nel tempo utilizzati spesso per caserme, lazzaretti, ospedali, scuole, carceri, uffici, musei, alberghi, cinema, ristoranti, istituti bancari – racchiude storie di vita solitaria e comunitaria, anche notizie di prima mano apprese dall’autore incontrando i numerosi protagonisti nelle loro dimore.
Dopo la Giudecca l’autore Toni Grossi racconta la storia dell’abbazia di San Giorgio Maggiore, imbevuta all’origine di cultura cluniacense e camaldolese. Sbarcano poi i padri benedettini che nel 1443 si uniscono alla padovana e rinnovata Congregazione di Santa Giustina. Fu Giovanni Morosini a fondare l’omonimo monastero nell’isoletta dove i cipressi si inchinano e dove si trovava già una chiesetta (790). Il monastero era luogo di riferimento dogale e il cenobio divenne presto un polo di attrazione cittadina. Tra il XV e XVIII secolo seguirono tempi di straordinaria bellezza artistica: il chiostro, la chiesa, il refettorio, la biblioteca, lo scalone, Andrea Palladio, Baldassarre Longhena. Nel 1800 San Giorgio ospitò perfino un conclave nel quale, dopo centoventi giorni di votazioni, fu eletto papa Pio VII il benedettino Gregorio Barnaba Chiaramonti. Nel 1806 subì l’affronto della soppressione con la spoliazione di tante opere. Con il termine della seconda guerra mondiale si apre un’inedita pagina grazie alla sensibilità e alle risorse di Vittorio Cini. Il senatore fa restaurare il complesso e nel 1951 trasforma l’isola in un polo culturale e mondiale con la creazione della Fondazione. Dal 2012 San Giorgio, “casa dipendente” di Praglia (Padova), è abitata da tre benedettini.
Il viaggio tra pietre e fede prosegue nei monasteri e nei conventi della Marca gioiosa, del Veronese, dei Berici, degli Euganei, della Bassa Padovana fino al Polesine dove “si entra singoli e si esce fratelli”.
