C’è tutta Venezia all’Hosteria Ducale a Pieve d’Alpago, in provincia di Belluno. Tra fotografie in bianco e nero e bandiere della Regata Storica che sventolano rosso, verde e bianco si capisce subito che qui Venezia non è un semplice ricordo ma una presenza viva. Le pareti parlano. Parlano di barche, libri consumati dal tempo, quadri, sciarpe e striscioni del Venezia Calcio, perché sì, qui si tifa anche con il cuore arancioneroverde.
I protagonisti di questa bella storia veneziana sono Mattia e Marino Bubacco, figlio e padre, uniti da un filo d’acqua che parte da Sant’Erasmo e arriva fino all’Alpago. Un viaggio che sembra uno sbaglio… e invece si è rivelato una fortuna.
Mattia Bubacco nasce in laguna nel 1994, all’Ospedale Civile Santi Giovanni e Paolo. “Ho sbagliato ponte e calle”, dice sorridendo, “e mi sono ritrovato in Alpago”. Dietro la battuta c’è una scelta di vita, fatta insieme al papà Marino, simpatia pura, classe 1959, fondatore dell’Hosteria, che ha voluto mantenere la residenza a Sant’Erasmo. “Per ricordare le mie radici”, racconta. Radici profonde, piantate nell’isola conosciuta come l’orto di Venezia fin dai tempi della Serenissima, quando i dogi si rifornivano proprio lì. I fiori all’occhiello? Il carciofo violetto e la castraura, autentico orgoglio di terra e di laguna.
L’avventura comincia nel 2014, quasi per gioco, quasi per sfida. Un ristoratore sta per chiudere e Mattia coglie l’attimo. Il locale rinasce con un nuovo nome, Hosteria Ducale, e con un’idea chiara — portare Venezia dove Venezia non c’è. O meglio, farla rivivere. Venezia e l’Alpago, del resto, sono da sempre legate, storicamente attraverso il legno, materia viva con cui la Serenissima è stata costruita grazie alla “Foresta dei Dogi” in Cansiglio. Oggi Venezia è presente anche nei villeggianti che qui hanno casa e che, stagione dopo stagione, ne custodiscono lo spirito. Marino, che aveva lavorato all’Excelsior del Lido di Venezia, entra nell’avventura insieme al figlio, che è anche primo chef.
Padre e figlio, come remi della stessa barca e ancora tanti sogni da realizzare. Dentro l’Hosteria Ducale ogni dettaglio racconta una storia. Ci sono le bandiere della Regata Storica, dono dei campioni del remo Rudi e Igor Vignotto, della moglie Luisella Schiavon e della figlia Lara. Ci sono i libri, i quadri, le fotografie che sembrano finestre aperte sulla laguna. Poi c’è il cibo, che segue la stessa filosofia. Il pescato arriva da Venezia, Chioggia e Belluno, unendo mare e montagna nello stesso piatto. E di recente l’amaro fatto con i prodotti di Sant’Erasmo (come il carciofo violetto e il cardo), ideato da Mattia che l’ha dedicato a Venezia.
All’Hosteria Ducale — dove si sono aggiunti anche la moglie di Mattia, Elisa Chiesura con i suoi fratelli Maria e Sebastiano — non si viene solo per mangiare. Si viene per fare un viaggio. Da Sant’Erasmo all’Alpago, passando per calli, canali, stadi, isole e ricordi.
E se alla fine ti sembra di sentire l’acqua che batte piano contro la fondamenta… tranquillo, non hai sbagliato strada, sei semplicemente arrivato nel posto giusto.
