Stop alla guerra e subito pace. Venezia si mobilita.
Domenica 27 febbraio, in Basilica della Salute alle 15,30, il Patriarca Moraglia ha pregato con i fedeli della comunità ucraina greco-cattolica. Lunedì 28 febbraio è stato fissato un incontro in Caritas con la Comunità ucraina per coordinare gli aiuti.

Nella Basilica della Madonna della Salute la bandiera blu e gialla dell’Ucraina. Il Patriarca Francesco Moraglia ha accolto i fedeli della ComunitĂ ucraina greco-ortodossa e insieme hanno pregato per la pace.
Accanto al presule il rettore del Seminario don Fabrizio Favaro che ha portato i suoi saluti e il cappellano degli ucraini greco-ortodossi padre Yaroslav Chaykivskyy che ha detto: “Quello che viviamo oggi è una cosa bella. Ci insegna a perdonare, ad essere accoglienti, pacifici, ma soprattutto uniti. Siamo qui per dare testimonianza di una cosa bella. Per noi oggi, secondo il calendario gregoriano, è la domenica del perdono. Chiediamo perdono al Signore e perdoniamo i nostri nemici che sono venuti nella nostra casa, a Putin e agli aggressori. Non lo so perchĂ© Putin ci odia così tanto. Non capiamo. Chiediamo perdono se abbiamo compiuto qualcosa di male, perchĂ© il Signore GesĂą ci ha insegnato così”.
In Basilica a rappresentare il Comune l’assessore Laura Besio con la famiglia.
Il Patriarca Francesco Moraglia, addolorato e preoccupato, ha voluto pregare nella Basilica mariana per eccellenza perchĂ© “a Venezia quando capitano cose dolorose e faticose, soprattuto cose di fronte alle quali gli uomini si sentono impotenti, si viene alla Salute”. Parole accorate che ha pronunciato davanti a centinaia di fedeli ucraini, soprattutto donne,
Un passaggio della sua riflessione: “Il nostro popolo è oggi il vostro popolo. I nostri popoli vengono a chiedere quello che gli uomini non sanno dare, il bene primo, la pace. A noi oggi e a voi in modo particolare manca la pace. Vivete una situazione drammatica acuita dalla lontananza. Quando si è lontani si soffre di piĂą. Ci vuole piĂą coraggio a fare la pace che a fare la guerra”. Ancora: “Condividiamo oggi un dolore che non ha parole e non può essere definito. Le immagini tristi che abbiamo visto dicono piĂą delle parole, che in queste circostanze vanno misurate perchĂ© rischiano di essere retoriche. Il dolore per i morti … Neanche i bambini non sono stati risparmiati. Per il cristiano questo è il tempo della preghiera. Non è qualcosa di consolatorio, ma l’unica arma che fa tacere le armi e riesce a spuntare le armi degli uomini. Non possiamo accettare che la violenza diventi un modo per costruire la storia. Preghiamo perchĂ© Dio Padre tocchi il cuore di tutti. Se per il passato la storia l’ha scritta la violenza, dobbiamo pregare perchĂ© oggi questo non avvenga piĂą. E torniamo a casa convinti che qualcosa è cambiato, perchĂ© nessuna preghiera è mai inutile”.
Preghiere in lingua ucraina e italiana e tante lacrime dalle persone della ComunitĂ ucraina presente a Venezia da 22 anni.
A conclusione don Francesco Marchesi, delegato per il dialogo ecumenico ed interreligioso, ha annunciato che mercoledì 2 marzo in Basilica San Marco, è prevista una preghiera con i cristiani di tutte le confessioni presenti a Venezia. L’incontro sarĂ guidato dal Patriarca Francesco Moraglia.











