Speciale 25 marzo

Compleanno di Venezia, la tradizione e la celebrazione con il Patriarca in Basilica San Marco

Secondo un’antica tradizione Venezia festeggia il suo Natale il 25 marzo. Quest’anno dunque compie 1601 anni. Il 421, data della fondazione della città lagunare, risale da una raccolta di manoscritti, Chronicon Altinate (XI secolo) e dai Diarii di Marin Sanudo (XVI secolo). Nei documenti viene descritta una chiesa eretta nella zona di Rialto – Rivus Altus – il giorno dell’Annunciazione di Maria, 25 marzo 421, da Candioto (o Eutinoto) per un voto. L’uomo si era salvato da un incendio. L’edificio sarebbe la chiesa di San Giacometo a Rialto, la prima di Venezia consacrata dai Vescovi di Padova, Treviso e Altino.

Tante le opere in città che ricordano l’Annunciazione, che corrisponde alla “nascita” di Venezia, come i dipinti del Tiziano nella chiesa di San Salvador o del Tintoretto presso la Scuola Grande Arciconfraternita di San Rocco. C’è anche una splendida scultura in pietra, l’arcangelo Gabriele dell’Annunciazione in altorilievo che si trova sul ponte di Rialto.

Ponte di Rialto con l’arcangelo Gabriele dell’Annunciazione in altorilievo

In Basilica il Patriarca Francesco Moraglia supplica la pace con la Chiesa Universale

Cerimonia solenne che ha toccato i cuori dei fedeli. In Basilica di San Marco alle ore 10 il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha presieduto la santa messa concelebrata con l’Arcieparca di Costantinopoli degli Armeni Boghos Lévon Zékiyan. Tra i presenti le massime autorità civili e militari. Anche una rappresentanza della comunità ucraina, di rito greco–cattolico, accompagnata dal padre Yaroslav Chaykivskyy che a conclusione intonando un canto mariano ha accompagnato la processione guidata dal Patriarca Francesco all’altare della Madonna “Nicopeia” (portatrice di Vittoria).

Qui il presule ha supplicato ancora una volta la pace con una preghiera da lui scritta. “Ti consegniamo le speranze e le preoccupazioni della nostra città di Venezia, della Chiesa e del mondo intero, soprattutto dei popoli coinvolti e sconvolti dalla guerra”. Poi ha proseguito citando il Papa: “Ci vogliamo unire in particolare alla preghiera del Santo Padre Francesco e al suo atto di affidamento e consacrazione della Russia e dell’Ucraina al tuo Cuore Immacolato”. E ha concluso il rito con la preghiera di affidamento: “Soccorri chi è ferito nel corpo e nello spirito, sostieni chi è profugo ed ogni persona bisognosa, accogli i morti nella pace del cielo. Illumina e ispira i governanti e chi ha oggi potere di intervento perché tacciano le armi della guerra e tornino in campo gli strumenti e le ragioni della politica, della sana diplomazia e della concordia tra i popoli e le nazioni”. 

Patriarca Francesco Moraglia all’altare della Madonna Nicopeia

L’omelia,  il Patriarca cita Papa Francesco e Papa Giovanni Paolo II

In Basilica di San Marco le bandiere dell’Ucraina appoggiate sulle spalle di alcune donne. Giallo e azzurro i loro colori, come il grano e il cielo di quel Paese prima della guerra, oggi invece i colori prevalenti sono quelli delle armi e dei lutti. La solennità dell’Annunciazione, i 1600 anni dal tradizionale giorno di natale di Venezia e l’unione spirituale con il Papa per l’atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina a Maria sono stati i tre momenti rievocati dal Patriarca Francesco davanti a un folto numero di fedeli. “Viviamo tempi difficili. La guerra in Ucraina ha martirizzato un popolo e colpito l’Europa; una guerra preannunciata in questi anni e sottovalutata ma, nello stesso tempo, inspiegabile ed inattesa nella sua carica di tragedia per milioni di uomini, donne e bambini”, ha detto il Patriarca Francesco.

Il presule ha continuato: “Chiediamo a Dio il dono della pace ben sapendo che pace e diritto, pace e giustizia, pace e verità sono strettamente connessi – non si può volere l’una senza gli altri elementi – e che la pace è compromessa da ogni atto che va contro il diritto internazionale, che si traduce in forme di ingiustizia e semina morte tra gente innocente ed inerme (bambini compresi). E non può lasciare indifferenti o i sensibili anche di fronte ai molti interrogativi che questa guerra, come d’altro canto ogni guerra, suscita”.

Poi una riflessione sulle due guerre mondiali che sono state “un’unica guerra mondiale in due tempi distinti e che hanno fatto più di 70 milioni di morti”: “Abbiamo tutti bisogno di mente, cuore e occhi nuovi per discernere i segni dei tempi e costruire i tempi nuovi. Si è pensato a ripartire esclusivamente da una logica umana e non si è dato spazio sufficiente per valorizzare la ricchezza della storia, della spiritualità e della cultura dei popoli che vi fanno parte e che rendono l’Europa unita, dall’Atlantico agli Urali”.

“Cari fratelli e care sorelle, da Venezia, città dell’incontro, dell’ascolto, dei cammini condiviso, città dei legami tra Oriente e Occidente, si levi allora – nel giorno ormai del suo compleanno n. 1601 – un grido e una preghiera di pace, in sintonia con i numerosi e accorati appelli di Papa Francesco”.

Il Patriarca Moraglia, preoccupato dalla guerra in atto, ha concluso l’omelia con un’invocazione forte e ferma: “Invochiamo che si fermino al più presto i massacri in corso nella terra ucraina. Dio converta i cuori e purifichi le volontà in vista della pace. Anche la nostra città – fedele ai richiami delle sue origini – si rinnovi e cresca sempre più in umanità, in fede, in concordia e in pace”.

Omelia 25 marzo 2022 Patriarca Francesco Moraglia

Ci stringiamo al Santo Padre

Una guerra preannunciata, sottovalutata, inspiegabile, inattesa

Chiediamo a Dio il dono della pace, pace e diritto, pace e giustizia, pace e verità


Auguri Patriarca Francesco per i dieci anni a Venezia!