Dentro le antiche mura e nella casa torre del castello di Zumelle c’è qualcosa che rievoca Venezia lontana circa 120 chilometri.

Imponente, elegante, la meglio conservata della Valbelluna. La fortezza in comune di Mel (ora Borgo Valbelluna), provincia di Belluno, custodisce al di là del profondo fossato scavato a trincea sulla roccia storie, segno di incursioni e vita.
Qui, dal 1404, definitivamente dal 1420, si insediarono potenti famiglie patrizie, prima i Conti Zorzi, signori di Mel, trecento anni di dominio, poi nell’800 i Conti Gritti che successivamente vendettero il castello al Comune di Mel per 16.000 euro. Grande è la sorpresa nel visitarlo e dove un mondo è scomparso, oggi se ne è formato un altro.
La storia antica è nota: il torrione, le palizzate di legno e il fossato furono costruiti in epoca romana, 46-47 d.C.; la posizione strategica del castello, durante le invasioni barbariche, permise alle popolazioni di Belluno, Feltre e Ceneda (Vittorio Veneto) di difendersi; le contese nel Medievo si sussseguirono – Trevigiani contro Bellunesi – e anche i coinvolgimenti di imperatori, vescovi, Papi; i successivi intestatari – Zorzi e Gritti – appartenevano alla Repubblica Serenissima. Oggi è di proprietà pubblica con la gestione affidata all’Associazione Sestiere Castellare che fa vivere l’esperienza “Zumelle Il Castello Rinasce”.

La curiosità veneziana del Castello di Zumelle, Zorzi e Gritti
Nel 1422 il Doge Tommaso Mocenigo assegnò il titolo di “Conti” alla famiglia veneziana Zorzi per compensare la perdita delle isole Curzola e Meleda in Dalmazia. I Conti Zorzi si stabilirono nel Castello per trecento anni fino al termine della discendenza. Nel 1720 il Doge Giovanni Corner passò l’investitura ai nobili Gritti fino al 1797, caduta della Repubblica Veneta.
Origine del nome
Leggenda e storia si incrociano nel castello dei gemelli, in latino castrum zumellarum. Due le narrazioni. La prima rievoca l’immagine dello stemma di famiglia rappresentato da una sfera d’oro in campo turchino con abbracciati i due gemelli Ildebrando e Goffredo, figli dell’ancella Eudosia e Genserico, uomo di fiducia della regina dei Goti. La seconda narra la presenza del dirimpettaio Castelvin, castello “zamelo” o “zumelo”.






