🇺🇦🦁 NO WAR “vogliamo la pace, costruiamola” messaggio del Patriarca Moraglia da Piazza San Marco

Migliaia di persone e bandiere alla marcia per la Pace in Piazza San Marco.

Tante bandiere sventolavano dal luogo dove è iniziata la manifestazione, il monumento alla Partigiana, poi lungo la Riva dei Sette Martiri, la Riva degli Schiavoni fino all’area marciana aperta, in via eccezionale, su decisione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, in deroga al decreto prefettizio del 2009.

Video di Davide Calimani

Grande è stata la partecipazione popolare alla Marcia per la Pace promossa dalle organizzazioni sindacali confederali (Cgil, Cisl e Uil), dai collettivi studenteschi e da alcune associazioni tra le quali Emergency, Anpi, Pax Cristi con altre Onlus cittadine. In Piazza anche una ventina di persone della comunità ucraina a Venezia. Per il Comune era presente il sindaco Luigi Brugnaro: “Venezia si schiera con decisione contro ogni guerra e soprattutto con questa guerra in Ucraina che non ha nessun significato. Siamo molto preoccupati. Venezia è una città aperta e resterà aperta tutta l’Italia per le donne e le persone che scappano dall’Ucraina. Ci appelliamo perché questa pazzia finisca rapidamente”. Anche il vicesindaco Andrea Tomaello e la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano con alcuni consiglieri.

A raggiungere il “popolo della pace” il Patriarca Francesco Moraglia che ha lanciato un monito: “Vogliamo la pace, costruiamola”. A conclusione del suo intervento il presule ha invitato i cittadini a partecipare alla preghiera ecumenica per la pace in Ucraina organizzata alle 20,45 in Basilica di San Marco e promossa dal Consiglio locale delle Chiese cristiane di Venezia. 

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

“Camminare insieme”, oggi, in una città simbolo del dialogo e dell’incontro com’è Venezia è motivo di speranza. È il procedere in corteo da parte di donne, uomini, giovani e meno giovani, persone che vogliono pensare con la loro testa, portatori di storie e idealità differenti, ma unite dalla comune volontà di costruire il grande ponte della pace, sempre in costruzione, “camminando insieme”, “andando verso” l’unica meta. 

Siamo qui in Piazza S. Marco che, oltre ad essere la piazza per eccellenza della città, è – come tutte le piazze di ogni città e oggi in modo particolare dell’Ucraina – simbolo dell’incontro, del dialogo, della libera convivenza umana, della libertà. 

Un pensiero mi torna spesso alla mente in questi giorni: la guerra è la lezione che l’umanità non riesce mai ad apprendere abbastanza.

Dopo i due terribili conflitti mondiali del secolo scorso, nei decenni successivi, che abbiamo vissuto, non ci siamo mai fatti mancare (anche in Europa) le guerre, sia pure “regionali” e in zone specifiche, non però meno brutali e pagando il prezzo inaccettabile di tante, troppe, vite umane: dalla «guerra fredda» alla corsa agli euromissili, dal crollo del muro di Berlino e del socialismo reale alla transizione verso un nuovo ordine mondiale con la globalizzazione, dai conflitti in medio oriente, al terrorismo internazionale senza dimenticare il grido dei poveri del mondo per la giustizia e per le sorti future del creato, la casa comune.

Nel ricordare, con vergogna, questi tanti conflitti chiediamoci se le guerre abbiano mai risolto le situazioni problematiche preesistenti o piuttosto le abbiano anestetizzate o addirittura aggravate, decretando la vittoria del più forte, non della giustizia e preparando anche nuovi conflitti. 

Le guerre inaspriscono i rapporti fra i popoli, tra vincitori e vinti, rendendoli ancora più nemici. Il cessare dell’uso delle armi, poi, non coincide con la pace intesa come giustizia, anche perché, in genere, uno dei due contendenti è venuto meno o, addirittura, è stato annientato.

Le guerre sono decise da chi è al potere e sono combattuti dai popoli, facendo subire ai civili e ai più deboli i loro costi immensi. La distruzione che segue ogni guerra non è mai solo economica o urbanistica, ma tocca l’anima delle persone, per questo è devastante.

La guerra è un’assurdità, ma è anche la tentazione ricorrente degli uomini. L’uomo non apprende mai la drammatica lezione della guerra. Per questo, con coraggio, dobbiamo modificare il noto detto latino in: si vis pacem, para pacem (se vuoi la pace, prepara la pace).

La pace va custodita e costruita con coraggio. La pace è una scelta di campo, una scelta culturale e politica; è il modo di essere di chi vive la relazione sociale e comunitaria – anche a livello più ampio tra gli Stati – nel rispetto degli altri, delle persone e dei popoli.

La pace è minacciata – lo insegna la storia – quando il potere, per troppo tempo, è nelle mani della stessa persona o del suo cerchio “magico”. Se non c’è ricambio e se non c’è una cultura che favorisca l’intangibilità della persona, si rischiano derive autoritarie contrarie alla giustizia, alla pace e, quindi, contrarie all’uomo.

Bisogna costruire relazioni che riconoscano e rispettino sempre la dignità della persona e l’accoglienza; è essenziale, quindi, “muovere” e sensibilizzare l’opinione pubblica e progettare misure efficaci e lungimiranti, per “isolare” soggetti e Stati che non riconoscono o rifiutano questi principi fondamentali di convivenza pacifica.

Vogliamo la pace, costruiamola. Le donne e gli uomini che appartengono al popolo della pace lo sanno e, se sono credenti, sanno che la preghiera è un cantiere importante dove si costruisce la pace. 

Come credente invito, quindi, chi crede a partecipare al momento di preghiera promosso dal Consiglio locale delle Chiese cristiane di Venezia e che sta per iniziare nella Basilica di San Marco. 

GALLERIA FOTO

Fonte foto: Comune di Venezia

Conto corrente bancario del Comune di Venezia dedicato alla crisi Ucraina

IT 60 M 03069 02126 100000 300114

intestato a “Comune di Venezia – Venezia per l’Ucraina”

Il Comune di Venezia, in stretto raccordo con la Prefettura e in coordinamento con Azienda ULSS 3, Caritas diocesana e Croce Rossa Italiana, ha avviato le azioni necessarie per gestire l’emergenza derivante dalla guerra in Ucraina in stretto contatto con la comunità ucraina presente nel territorio. Per aiutare concretamente le popolazioni colpite dal conflitto il Comune di Venezia ha aperto il conto corrente bancario le cui somme raccolte saranno utilizzate tutte per la crisi in corso.