A Venezia l’11 maggio presso la Comunità Ebraica la presentazione del libro “Fermi, non sparate. Sono Walter!”.

Dal Canada a Venezia per raccontare la sua vita. Mercoledì 11 maggio, alle ore 17,30, nella Sala Montefiore della Comunità Ebraica di Venezia Walter Arbib, il presidente Dario Calimani e l’Ambasciatore Gianpaolo Scarante presenteranno il libro “Fermi, non sparate. Sono Walter!”. L’opera fresca di stampa, scritta dal giornalista israeliano Yossi Melman, narra la biografia di un eccezionale uomo di Pace. Nel 2018 per il suo grande impegno umanitario è stato proclamato “Ambasciatore per la Pace nel Mondo”.
25venice.press ha incontrato Walter Arbib lo scorso ottobre in laguna. Una piacevole conversazione seguita da una visita privata a Dorsoduro per ammirare il “tocheton”, il pezzo più grande esistente del campanile di San Marco appartenuto al cugino Salvatore Arbib.
Walter Arbib, imprenditore e filantropo, nato a Tunisi proviene da una famiglia ebrea di origine italo–libica–israelo–canadese. Per lui il mondo non ha confini, conta l’essere umano con i suoi valori di libertà e solidarietà. Lui, Walter Arbib, agisce con il cuore e dove c’è una vita da salvare, un ostaggio da liberare, una missione da aiutare, un obelisco da restituire va, corre, vola.
Indissolubile è il legame con il popolo ebraico. In terra d’Israele Walter Arbib ha sostenuto la realizzazione del Museo dell’Ebraismo Libico e una foresta di 10mila alberi per onorare il commerciante italiano Giorgio Perlasca, nato a Como nel 1910 e morto a Padova nel 1992, che nel 1944, durante la seconda guerra mondiale, si finse console generale spagnolo e salvò la vita ad oltre 5.000 ebrei ungheresi.
Nell’albero genealogico di Walter Arbib ci sono nomi incancellabili come Rabbi Abraam, morto a Tripoli nel 1909. Lasciò inedita un’opera di Kabbalà e di Astrologia. Altri Arbib furono capi di Comunità Ebraiche. Un Edoardo Arbib è citato pure nell’Enciclopedia Treccani” e un Moscè Arbib, capo della Comunità Ebraica di Tripoli, chiamò un maestro perché insegnasse la lingua italiana agli studenti della scuola ebraica “Talmud Torà”. Ancora. Fortuny Arbib “soccorse moralmente e materialmente moltissimi bambini poveri”. A Tripoli, una targa invita ad imitare questa nobile figura.
Anche a Venezia gli Arbib sono famosi. C’era la signora Bianca che in laguna raccoglieva mezzi per gli ebrei poveri di Tripoli e teneva conferenze per far conoscere le vicende degli ebrei libici. A Tripoli era considerata una figura spirituale e la più colta donna ebrea. C’era l’antiquario ed esploratore Salvatore Arbib che il 14 luglio 1902, quando crollò il Campanile di San Marco, donò una somma per partecipare alla colletta della ricostruzione. Ora il più grande pezzo esistente del paron de casa, 5 tonnellate di mattoni, pietra d’Istria e un capitello d’epoca bizantina, si trova in un giardino privato nel sestiere di Dorsoduro.
Il libro “Fermi, non sparate. Sono Walter!” del giornalista Yossi Melman, pagine 416, è edito da Belforte Salomone.