Tutto è iniziato a Venezia nel 1987 con “I viaggi di Ulisse”. Ulisse Donati, nato il 6 agosto 1913 a Zara e scomparso il 20 marzo 2013 a Venezia, era un esule “dalmata patoco“. Dalla sua casa al Lido “guardava le navi crociera, i traghetti e gli yachts“. Il suo pensiero andava sempre a Zara, “dove aveva vissuto come in un paradiso” (tratto dal libro “Zara, paradiso perdudo” scritto da Ulisse Donati, curato da Sergio Brcic, prefazione di Franco Luxardo, editore Libero Comune di Zara in Esilio).
Questi viaggi/pellegrinaggi nel cimitero cittadino di Zara, Ulisse, li aveva pensati per gli esuli dalmati e per tenere vivo il legame con la locale Comunità degli Italiani di Zara. L’occasione: la ricorrenza del 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti. Proprio nella “città dei morti” zaratina qualcuno del gruppo trovò rifugio nel 1943 durante i bombardamenti e si salvò. Da allora – esclusi i due anni di pandemia – è sempre grande la partecipazione al tradizionale appuntamento nel segno della pace.
Anche quest’anno – il primo dopo il covid – sono arrivati in tanti in pullman e in auto provenienti da diverse città, Bolzano, Como, Firenze, Milano, Orvieto, Roma, Senigallia, Torino, Trieste, Venezia. Hanno portato un fiore “italiano” sulla tomba dei loro cari. Un gesto semplice per onorare la memoria di giovani, donne, uomini. Il 2 novembre ricorre l’anniversario dei bombardamenti. Era il 1943. Le vittime furono 163, 38 i bambini, 270 i feriti. A Zara, quasi rasa al suolo, per un intero anno – fino al 31 ottobre 1944 – la morte arrivò dal cielo. Seguirono altri morti, massacri, macerie. Chi rimase in vita scappò in Italia e nel mondo, 20.000 profughi su 22.000 abitanti.
Gli esuli e i rimasti (italiani e croati) hanno ricordato anche i Caduti della prima guerra mondiale, 1915/18, e Zara, città martire. Una processione silenziosa e i fiori azzurri gialli. Per la prima volta sono state portate due corone d’alloro in segno di pace e fratellanza in ricordo dei defunti dei due popoli (i nastri riportavano i colori dell’Italia e della Croazia). “Il Silenzio” suonato con la tromba e le preghiere hanno emozionato tutti.

Il 33esimo “Viaggio di Ulisse” è stato organizzato da Gioia Calussi (Vicenza) e Salvatore Jurinich (Milano). Il Madrinato Dalmatico per la conservazione dei cimiteri degli italiani di Zara (presidente Cristina Luxardo), l’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo (presidente Antonio Concina) e la Città di Zara (sindaco Branko Dukić) stanno collaborando per la manutenzione delle tombe e curando il restauro per quelle monumentali. Ad oggi quelle seguite sono 331, lo scorso anno erano 270.
LE 8 STORIE
Tra i presenti qualcuno ha aperto l’album dei ricordi del cuore. Alcune piccole, ma grandi, storie.
Walter Briata

Nato l’11 novembre 1931 a Zara abita a Torino vicino alla figlia Tiziana. La sua professione: dirigente bancario. A 15 anni – era dicembre 1946 – si ritrova nel campo profughi a Tortona in provincia di Alessandria con il padre, la matrigna e due sorelle. Là conosce Lisetta nata a Veglia, isola della Dalmazia. Il 14 ottobre 1956 si sposa, la semplice e romantica cerimonia si svolge nel campo profughi. Con Lisetta saranno 60 anni d’amore! Walter, 91 anni, il più longevo del gruppo, ha entusiasmo, energia e grinta da vendere: “Tutto l’anno vivo per tornare a Zara. Nel cimitero c’è la tomba di mia mamma e della cugina Ia (Luigina Vodopia). Per loro un bacio e una preghiera”. Durante il viaggio la doverosa splendida festa di compleanno con la torta, la musica, gli auguri dei tanti amici e la candelina per illuminare il cammino verso i 92 anni.
Gioia Calussi

Nata nel 1939 a Zara, vive a Vicenza. È l’attuale instancabile organizzatrice dei “I viaggi di Ulisse” assieme a Salvatore Jurinich. Nomen omen. Fresca di insegnamento voleva raggiungere Zara: “Era il 1953. Ci andai con la mia Fiat 600 bianca e con mia madre Maria Colombani. Volevo mettere un fiore nella tomba dei nonni”. Da allora – tolti i due anni del covid – non ha mai saltato un appuntamento al cimitero. Porta ceste di fiori, tanti, azzurri e gialli. Gioia c’era anche nel 1992, l’anno della guerra nella ex Jugoslavia. Così spiega: “All’Hotel Kolovare c’erano 3 donne, io con due amiche”. Tra i ricordi che affiorano c’è quello del padre: “Quando lasciò Zara in aereo – era sotto le armi – decise di portare con sé 3 cose: una camicia, un paio di mutande e la mia bambola. La mia, come tante altre, era una famiglia di commercianti. Zara era porto franco. Mio padre frequentò il liceo classico, poi aprì il pastificio Sangiorgese. Andava a gonfie vele ma dovette mollare tutto. Ci caricò in aereo, un volo da Zara ad Ancona, io, mia madre con in braccio il mio fratellino. Mio padre rimase per la difesa di Zara”. Gioia infine sottolinea gli ottimi rapporti con la Comunità degli Italiani di Zara (presidente Pavle Marušić) e la Società Dante Alighieri (presidente Boško Knežić).
Fulvio Galvani

Nato nel 1947 a Trieste dove vive con la famiglia, moglie e due figlie. Commosso racconta la storia della sua famiglia sepolta nel cimitero di Zara. Qui vi sono il nonno Arturo di Sebenico, la moglie Gina, il figlio Vincenzo con la moglie e tre bambini. Arturo era medico nel canale di Suez, successivamente si trasferì a Sebenico poi a Zara dove morì giovane – era il 7 giugno 1922 – di influenza spagnola (fu una pandemia virale e mortale). Due anni prima era nata l’ultima figlia. La coppia ha avuto 6 figli. Uno di questi, Vincenzo, rimase a Zara con i 3 bambini. Morirono tutti in rifugio con i bombardamenti del 2 novembre 1943. La loro casa che fu nazionalizzata subito rimase intatta con la cena sulla tavola. Fulvio spiega: “Mio padre per il dolore non ha più voluto tornare. Solo due volte, nel 1960 e anni dopo con me. Stava male. È stato straziante. Prima del covid venivamo spesso al cimitero, lo raggiungevamo anche in barca. Con noi vengono le nostre figlie alle quali raccontiamo la storia della nostra famiglia; è giusto sensibilizzare i giovani”.
Salvatore Jurinich

Nato a Zara nel 1939 risiede con la famiglia a Milano. Con Gioia Calussi coordina “I viaggi di Ulisse”. Nella città natale ritorna ogni anno. Là infatti ha una casa riavuta dopo anni di battaglie legali. A Zara rimane fino al 1956, poi ogni componente della famiglia riceve il passaporto verde rilasciato dal Consolato italiano a Zagabria. Salvatore spiega: “Sono andato a ritirarli personalmente. Avevo seguito tutto l’iter amministrativo”. Viene in Italia, prima ad Udine successivamente a Laterina in provincia di Arezzo, infine viene accolto nel campo profughi di Monza. Salvatore che parla perfettamente croato dice: “Ho frequentato le scuole superiori a Zara, poi sono venuto in Italia con i miei genitori, mia sorella Eleonora e mio fratello Ettore”. Indimenticabili sono i ricordi del padre: “Lo aiutavo a pescare con le nasse. Era nocchiere nelle navi mercantili Cosulich e navigava in ogni dove. A colazione lo ascoltavo orgoglioso. Con lui non serviva guardare la televisione. Mi parlava dei suoi viaggi in mare e mi apriva a un mondo senza confini”.
Anna Perovich

Nata nel 1938 a Zara risiede a Mestre (Venezia). Ha insegnato nelle scuole elementari, poi in attività amministrative. I suoi ricordi della guerra vissuti da bambina – aveva 5 anni – sono nitidi, incancellabili. Rievoca il padre: “Ci portava correndo nei rifugi di cemento mentre la nonna recitava il rosario. Nel cielo vedevo tanti aerei. Li ricordo piccoli. Erano i bombardieri”. Ora nella borsetta conserva una fotografia della sua famiglia, indica e nomina tutti i componenti. Tra questi la sorella Maristella e il fratello Massimo. Ricorda Venezia: “Da Zara finimmo al Convitto Foscarini. Ci sistemarono nella palestra e ci consegnarono delle coperte che servivano per separare una famiglia dall’altra. Al centro c’era un corridoio segnato da lunghi fili. Io e mia sorella fummo buttate in collegio da una città all’altra. Siamo cresciute in mezzo a tanta solitudine”.
Roberto Perovich

Nato nel 1943 a Zara, vive a Solaro (Milano) nel Villaggio dei Dalmati con la famiglia. Ha due fratelli, Rinaldo (risiede a Mezzolombardo in Trentino) ed Ettore (abita a Modena). Roberto, parlantina sciolta e barzellette a go go, parla croato e francese. Fin da giovane coltiva la passione della telecamera, ora videocamera digitale, e nel tempo fonda la Zara Film per fermare immagini e momenti speciali della storia dalmata, donne, uomini, luoghi. Di questa ne va orgoglioso. “Sono italiano 3 volte, per nascita – sono nato sotto l’Italia -, per scelta – mio padre scelse di venire in Italia -, per essere stato ragazzo della Folgore”. Ogni anno in estate Roberto ritorna dai cugini rimasti a Zara. Tanti i suoi ricordi. Il primo: “Durante i bombardamenti abbiamo trovato riparo presso la casa del custode nel cimitero di Zara. Ci siamo salvati”. Il secondo: “Mio padre non aveva possibilità di farmi studiare, mi iscrisse come tornitore. Mi disse che era un buon mestiere. Non l’ho mai fatto. Ho fatto l’elettricista ma la mia passione è sempre stata il cinema non da attore, da operatore/regista. La tecnologia e internet hanno permesso di realizzare il mio sogno”.
Maria Grazia Tamino

Nata a Zara nel giugno del 1943, vive a Roma. Alle spalle ha anni di insegnamento. La sua materia preferita è sempre stata la chimica. Una vita difficile la sua, priva della presenza amorevole del padre quand’era piccina. Così spiega Maria Grazia: “Mio padre mi ha vista solo nascere, poi fu fatto prigioniero. L’ho visto nel 1945, avevo due anni e mezzo. Mia madre Giovanna Varisco mi raccontava che non lo volevo con lei nel letto. Lo allontanavo, per me era uno sconosciuto. Era solo quello delle foto”. Ora sta cercando di ricostruire la storia della sua famiglia attraverso varie lettere. Dalle testimonianze sa che fu portata via da Zara quando aveva otto mesi. Con la madre e i suoi 5 fratelli e sorelle (la più piccola aveva 5 anni) sbarcò a Trieste, successivamente raggiunse Prevalle in provincia di Brescia.
Maria Serena Ziliotto

È nata a Roma dove risiede. Nel cimitero di Zara è sepolto il bisnonno Luigi – nato nel 1863 -, per vent’anni podestà (sindaco) di Zara. Fu anche senatore del Regno d’Italia dal 1920 al 1922, anno della scomparsa. Maria Serena, che ricopre la carica di vice sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio, dice: “Fino al matrimonio sono nata e cresciuta all’Eur nel villaggio dei giuliano/dalmati. Oggi è un vero e proprio quartiere. I miei nonni e i miei genitori che si rifugiarono prima a Milano poi a Venezia sono sepolti a Roma. Mi hanno sempre espresso il desiderio di essere portati nel cimitero di Zara, luogo dove ritrovo la mia italianità. Vorrei traslarli, anche se non è facile il disbrigo delle pratiche burocratiche. Tra i familiari viventi ho lo zio Franco, fratello di papà, pittore, grafico, umorista satirico, capo della struttura programmi della sede Rai Trento, che ha quasi 89 anni”. Maria Serena ricorda gioiosa i suoi primi raduni: “Fin da piccola ho sempre partecipato ai raduni annuali. Mi portavano i miei nonni. A 12 anni mi mettevano sul palco con la t-shirt con la scritta Zara e tenevo alto il gonfalone”.
Tra i partecipanti Giovanni Salghetti Drioli, ex sindaco di Bolzano dal 1995 al 2005, con la moglie Erica.


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